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LGBTQIA+

LGBTQIA+: quali sfide, quali risposte?

Offrire uno spazio sicuro per la comunità LGBTQIA+ e uno sguardo aggiornato, cauto e scevro di pregiudizi, significa accogliere ogni persona nelle caratteristiche che si riconosce, senza imporre visioni o idee precostituite. La soggettività di cui ognuno è portatore diviene punto di partenza sostenuto e approfondito.

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Perché è necessario specificare questa prospettiva?

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Perché l’omo-bi-transfobia, che si manifesta attraverso atteggiamenti di rifiuto, disprezzo e condanna nei confronti delle persone della comunità LGBTQIA+, è ancora fin troppo presente nella società in cui viviamo. Che si manifesti attraverso una battuta di scherno o attraverso vere e proprie aggressioni fisiche, è in grado di lasciare segni profondi e costituire dei veri e propri traumatismi.

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Perché un supporto psicologico?

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Riconoscersi come appartenenti allo spettro LGBTQIA+ è una consapevolezza ancora oggi molto spesso accompagnata da emozioni negative di ansia, paura di rimanere soli, timore di non essere compresi. Molti giovani si sentono “diversi” e sono spaventati all’idea di dover fare coming out con i genitori o altri gruppi di pari, temendo di non essere capiti e accettati. A volte è utile e necessario intraprendere un percorso con uno psicologo clinico che sostenga e aiuti il percorso che porta la persona ad affermarsi come, per esempio, omosessuale o non binario.

 

Se il più delle volte la persona LGBTQIA+ scopre che i timori superavano di gran lunga i reali pericoli, e si rende conto di essere ugualmente benvoluta dai propri cari, non è raro che effettivamente le persone intorno ad un individuo della comunità, reagiscano male, a volte per ignoranza, altre volte per credenze religiose e pregiudizi radicati. Essere rifiutati o non accettati dalla propria famiglia può essere molto traumatico e spesso necessita poi di essere elaborato attraverso un percorso psicologico.

 

Può anche capitare che una persona si senta confusa rispetto al proprio orientamento sessuale e/o alla propria identità di genere. Anche in questo caso un percorso introspettivo, volto ad una maggior conoscenza e consapevolezza di se stessi, dei propri desideri e dei propri bisogni, può aiutare molto. Gli esseri umani sono complessi e in quanto tale ci vuole tempo e un buon approfondimento per riuscire a capire bene quale sia la direzione più adatta in quel preciso momento per quella specifica persona.

 

Una persona della comunità LGBTQIA+ può inoltre trovarsi a fare i conti con l’omo-bi-transfobia interiorizzata. In questo caso è necessario capire quali sono le credenze interiorizzate e quali conseguenze determinano nella vita e nelle relazioni della persona stessa.

 

Un’altra sfida che un individuo della comunità potrebbe trovarsi a dover affrontare è, a fronte di un desiderio di maternità/paternità, la difficoltà a procreare, i pregiudizi legati a quest’ipotesi e tutti gli ulteriori ostacoli giuridici e legali.

 

Anche un genitore, un partner o un amico di una persona LGBTQIA+ può desiderare di intraprendere un percorso psicologico per imparare a comprendere, accettare, relazionarsi meglio al proprio caro. Può essere utile esplorare i possibili timori, ansie, giudizi che si trovano a sperimentare senza avere gli strumenti adeguati per farvi fronte ed elaborarli. Decidere di intraprendere un percorso in casi come questo non deve essere accompagnato da un sentimento di vergogna per la difficoltà che si sente nei confronti della persona LGBTQIA+, ma al contrario diventa una grande manifestazione di interesse e desiderio di mettersi in discussione per accorciare le distanze.

 

Le motivazioni che spingono una persona ad intraprendere un percorso psicologico sono sempre valide, personali e uniche, riflettendo le caratteristiche specifiche della persona stessa. Che tu ti riconosca in quelle qui riportate, oppure ne senta altre, ricorda che molto spesso il passo più complesso è proprio il primo.

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