Relazioni tossiche
Cosa sono le relazioni tossiche e dipendenze affettive?
E’ sempre più comune sentir parlare di amori e relazioni tossiche e dipendenze affettive tra le coppie ma, al di là dei termini inflazionati, siamo sicuri di sapere bene di cosa si tratta? Proviamo a capirlo insieme.
La Dipendenza Affettiva fa parte delle cosiddette Nuove Dipendenze secondo la classificazione del DSM-5, che includono tutte quelle dipendenze il cui focus non è la sostanza stupefacente, ma altri stimoli circoscritti e ben definiti, come la dipendenza da smartphone, da internet, da gioco d’azzardo, sessuale, da lavoro, lo shopping compulsivo e altre ancora.
Alla base della Dipendenza Affettiva (DA) vi è una relazione disfunzionale, patologica, con un rapporto spesso molto squilibrato tra i partner. Una persona che soffre di dipendenza affettiva dipende emotivamente e psicologicamente dall'approvazione, dall'attenzione e dall'affetto di un'altra persona, al punto da sacrificare il proprio benessere e la propria felicità per soddisfare le esigenze dell’altro. Pur esistendo anche situazioni in cui è possibile riscontrare una co-dipendenza, dobbiamo tuttavia riconoscere che molto spesso uno dei due membri della coppia si trova in una posizione di controllo e potere, mentre l’altro è subalterno e schiacciato. Quest’ultimo, invaso dal terrore di rimanere solo ed essere abbandonato, arriva a rinunciare ai propri desideri e bisogni, nonché a parti di sé, colludendo con le richieste del partner e impegnandosi costantemente a gratificarlo. La paura di perdere il/la compagno/a, di cui la persona dipendente è convinta di aver bisogno per sopravvivere, rende sopportabile ogni richiesta e sopruso e, come capita spesso di leggere dalle cronache, non è raro che questo possa degenerare fino a pericoli gravissimi per l’incolumità psichica e fisica di uno dei due. Queste relazioni sono caratterizzate da alti tassi di impulsività e di ossessività.
L’amore in queste coppie assume le forme della simbiosi e della fusionalità, in cui saltano o si assottigliano sempre di più i confini che delimitano un individuo dall’altro. La persona dipendente finisce infatti per vivere per e in funzione dell’altro, sacrificando tutto il resto, un po’ come il soggetto tossicodipendente fa, pur di trovare una dose della sua sostanza.
E proprio come succede nella dipendenza da droghe, anche in quella affettiva si sviluppa via via una tolleranza, che aumenta sempre di più, per cui il tempo da trascorrere con il partner va sempre più aumentando, mentre il tempo trascorso con altre persone, amici o parenti, o in altre attività portate avanti in autonomia, diminuisce sempre di più fino ad azzerarsi. L’assenza dell’altro membro della coppia diventa fonte di disperazione e rimuginio, a volte di gelosia che arriva ad assumere i contorni della paranoia.
La persona dipendente si trova così rinchiusa in una prigione in cui spesso riconosce di aver contribuito a rinchiudersi, avendo però perso, o credendo di aver perso, gli strumenti per liberarsene. Il rapporto di dipendenza ha infatti gradualmente ma inesorabilmente eroso l’autostima del soggetto, nonché la sua autonomia, le sue relazioni amicali e familiari, per cui si trova a non avere punto di riferimento e non sapere come muoversi. Il senso di impotenza, di solitudine e di angoscia possono mescolarsi a volte con una sensazione di meritarsi tutto questo e possono contribuire a indurre la persona a chiudersi e isolarsi ancora di più, accettando in modo arrendevole e privo di speranza tutto ciò che il partner abusante richiede e pretende.
Gli studi sulla Dipendenza Affettiva concordano che la stragrande maggioranza dei soggetti colpiti da questa forma di dipendenza sia di sesso femminile, appartenente alla fascia di età che dalla post-adolescenza, arriva fino all’età adulta. Pur se in numero sicuramente di molto inferiore, è importante segnalare che esistono anche casi di DA negli uomini. Le persone colpite da questa patologia si trovano perlopiù in una condizione di fragilità, con bassi livelli di autostima e autoefficacia, con un grande timore dell’abbandono e spesso con storie di vita familiare costellate da traumi e problematiche fuori dal loro controllo, in cui le relazioni tra i membri della famiglia erano spesso caratterizzate da comportamenti abusivi e degradanti nei confronti dell’altro.
Diverse ricerche sottolineano la comorbidità tra la DA e altre disturbi psichici, come altre forme di dipendenza, il Disturbo Post-Traumatico di Stress, il Disturbo Ossessivo Compulsivo, i Disturbi d’Ansia.
Uscire da un rapporto di dipendenza affettiva da soli è molto difficile, soprattutto alla luce dell’ambivalenza di amore-odio, desiderio-bisogno costrittivo che caratterizza questo tipo di relazione. Spesso inoltre si forma un legame a due direzioni in cui, laddove un membro della coppia cerchi di distanziarsi, vi è l’altro che alimenta l’ossessione e la vicinanza e viceversa.
Una voce esterna di un professionista della salute mentale, che sappia ascoltare, ricostruire, cogliere il bisogno reale di fondo e trasformarlo in senso evolutivo, fornendolo di nuovi significati, è fondamentale per riuscire davvero ad allentare o recidere questo genere di legami.
Le Dipendenze
Il termine dipendenza viene spesso associato automaticamente all’abuso di alcool e droghe. In realtà, negli ultimi anni sta diventando un termine molto ampio, che descrive un numero sempre crescente di comportamenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rimane ancorata alla definizione originaria di dipendenza patologica, descrivendola come una “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”. In realtà nel Manuale Diagnostico e Statistico (DSM-5), si parla di dipendenza riferendosi allo sviluppo di comportamenti di assuefazione, pur in assenza di una sostanza: per cui alle “dipendenze da sostanze” si aggiungono le “dipendenze comportamentali” dette anche “nuove dipendenze” o “dipendenze senza sostanza”.
Ecco alcuni esempi di dipendenze comportamentali:
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le “new technologies addiction” (dipendenza da internet, social network, …)
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il gioco d’azzardo
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la dipendenza dal lavoro (workaholism),
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dalle relazioni affettive e da sesso (sex-addiction)
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da cibo
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l’ortoressia o dell’allenamento sportivo (overtraining)
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lo shopping compulsivo
Dipendenza da sostanze e dipendenze comportamentali: cosa hanno in comune?
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La luna di miele: ogni dipendenza inizia con il piacere che deriva dall’assunzione di quella particolare sostanza o con la messa in atto di quel comportamento. In questa prima fase la persona dipendenze nega il problema, lo sminuisce nella convinzione di avere in controllo e di poter smettere quando vuole.
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Il pensiero è dominato dall’oggetto di dipendenza, il soggetto non è più libero di agire a propria discrezione perché l’impulso è più forte di lui. L’assunzione o il comportamento assume i caratteri della compulsione e coercizione.
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L’individuo sperimenta il craving, cioè il desiderio e la tensione che precede la messa in atto dell’’oggetto della dipendenza.
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L’umore della persona varia in funzione della sostanza o del comportamento da cui dipende.
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Si riscontra una sempre maggior tolleranza all’oggetto di dipendenza, per cui è necessario via via incrementarne sempre di più le dosi o la frequenza, per continuare a sperimentarne la piacevolezza.
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La sensazione di avere il controllo sull’assunzione o la messa in atto vien meno.
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Se per qualche ragione si interrompe la possibilità di proseguire la dipendenza, la persona sperimenta un disagio psicofisico crescente.
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Pur in presenza di conseguenze negative e gravi legate alla dipendenza, la stessa permane e guida la vita e le relazioni dell’individuo.
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In caso di disintossicazione, spesso il soggetto ricade nella sostanza o nel comportamento.
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E’ comune che a una dipendenza se ne accosti o sostituisca un’altra.
Gli stessi fattori di rischio sottendono sia le dipendenze da sostanze, sia quelle comportamentali. In particolare alti tassi di impulsività, di sensation-seeking, e un ambiente familiare inadeguato, rendono un individuo più fragile rispetto alla possibilità di sviluppare una problematica di questo tipo.
Fattori di protezione possono invece essere un buon senso di auto-efficacia, capacità di far fronte allo stress in maniera adattativa, una buona rete sociale di supporto.
Essere dipendenti significa essere in balia di sostanze e comportamenti che hanno preso il timone della vita dell’individuo: quest’ultimo non è più padrone di se stesso.
Proprio per questo, per riuscire a superare una dipendenza, è fondamentale rivolgersi a dei professionisti che possano valutare il modo migliore per aiutare la persona. Nei casi più gravi è importante che si mobiliti una rete di supporto che integri una terapia farmacologica con un percorso psicologico/psicoterapeutico e interventi psico-educativi, al fine di sostenere l’individuo nella percorso, spesso tortuoso e complesso, che lo porti a riassumere il controllo sui propri comportamenti e pensieri.