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Workaholic: dipendenza da lavoro

Chi è il workaholic, cause e conseguenze della dipendenza da lavoro

Tra le dipendenze del comportamento, la dipendenza da lavoro è forse quella più difficile da riconoscere e diagnosticare. L’attività da cui la persona dipende è infatti legale e anzi apprezzata dalla società che tende a premiare, ammirare e riconoscere come esempi da seguire gli individui che dedicano gran parte delle loro energie e del loro tempo in attività lavorative, negando o sottostimando gli effetti negativi sul piano fisico, psichico e relazionale.

La dipendenza da lavoro indica l’esigenza incontrollabile di lavorare senza sosta, con la compromissione dei rapporti interpersonali; ha in comune con le altre dipendenze la compulsività, l’ossessività e l’impulsività.

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Ma proviamo a vedere più da vicino chi è il “workaholic”: è assillato e ossessionato dal lavoro, concentrato sul successo professionale, dorme poco e sembra avere un’infinita riserva di energia da dedicare al lavoro. Il confine tra vita familiare e professionale salta, così come salta la differenza tra tempo libero e lavoro: non riesce a “staccare” nemmeno in vacanza o nei weekend. Giudicano negativamente tutti coloro che non lavorano o secondo il loro giudizio non sono abbastanza dediti alla vita professionale. Le persone dipendenti da lavoro inoltre hanno bisogno di continui stimoli e si sentono inutili se non sono sotto pressione o incalzati da continue scadenze. Il workaholic spesso ha una bassa autostima che cerca di sostenere attraverso le gratificazioni lavorative; il lavoro inoltre può servire per colmare un vuoto interiore di tipo depressivo, aiutando la persona a mantenersi impegnata e lontana da pensieri sgradevoli. Il workaholic vive per lavorare, avendo fatto del suo lavoro la sua vita.

Dedizione o dipendenza da lavoro?

«Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai», Confucio con questa famosa frase augurava di fare della propria passione il proprio lavoro, per potersi realizzare come persone attraverso di esso. Ma qual è il confine tra passione e compulsione nel lavoro?

Possiamo immaginare un continuum che va dal comportamento “normale” di dedizione al lavoro, che diventa uno dei veicoli di soddisfazione e riconoscimento per la persona, alla vera e propria dipendenza da lavoro, in cui questo diventa il centro della vita dell’individuo e assume una tale importanza da indurre il dipendente a sacrificare ogni altra area.

Una persona dedita, ma che sta iniziando ad avvicinarsi al polo della dipendenza, inizia a lavorare di nascosto, a volte anche nel tempo libero, i suoi pensieri riguardano spesso il lavoro e questo inizia ad incidere negativamente sui rapporti interpersonali. I familiari così come gli amici, altri interessi e hobbies, vengono trascurati e questo scatena dei sensi di colpa. Inoltre la persona inizia a ignorare problematiche fisiche e psichiche, immergendosi ancora di più nel lavoro.

Via via che ci si avvicina al polo della work addiction, la persona cerca giustificazioni per spiegare gli orari esagerati di lavoro e quando cerca di limitare le ore lavorative per arginare il problema, fallisce. Tende inoltre ad accumulare il lavoro, come se il sentirsi sotto pressione sia la benzina che lo fa sentire vivo. Ricercano spesso la commiserazione da parte di altri per il troppo lavoro, e questo diventa un mezzo per rafforzare l’autostima. Si registrano spesso alti tassi di aggressività e nervosismo nei confronti di colleghi che non condividono le scelte e la rinuncia alla vita privata del dipendente, il quale li tratta con sufficienza. Il lavoro notturno, feriale e festivo diventa parte integrante della vita del workaholic, il quale fa sempre in modo da avere lavoro da svolgere, attività che viene vissuta come impossibile da rimandare.

Sintomi della dipendenza da lavoro

I principali indicatori di una dipendenza lavorativa acuta sono:

  1. Compulsione lavorativa, la persona lavora più di 8 ore al giorno, spesso anche di notte, nei weekend e durante le ferie.

  2. Tende a non prendere mai ferie o malattia anche quando non sta bene o la situazione lo richiederebbe.

  3. Si sente ansioso e in tensione quando non può lavorare o è in vacanza.

  4. Teme di perdere il lavoro e si angoscia anticipatamente pensando alla pensione.

  5. Si preoccupa in modo spropositato rispetto a temi lavorativi.

  6. Non è in grado di prendersi del tempo libero e goderselo.

  7. Il lavoro è il primo e l’ultimo pensiero della giornata, sentendosi ansioso per le scadenze, gli appuntamenti e le altre attività da svolgere.

  8. Trascura i propri bisogni, in particolare l’alimentazione e il riposo, come se questi sacrificassero tempo da dedicare al lavoro.

  9. Sviluppa problemi relazionali con i colleghi che non condividono le sue scelte e con amici e familiari a causa del troppo lavoro.

  10. Può sviluppare altre dipendenze da sostanze stimolanti che lo aiutino a mantenere i ritmi che si è imposto.

Cause della dipendenza da lavoro

Come per le altre forme di dipendenza, anche per quella da lavoro, esistono molte possibili cause e concause. Ciò che le accomuna è il fatto che la persona si sente gratificata e appagata dal successo lavorativo, su cui peraltro pensa di poter esercitare il controllo, a differenza di altre aree della vita in cui si sente o si è sentito in balia degli eventi o umiliato dagli stessi. In molti casi la persona che sviluppa questo tipo di dipendenza è cresciuta in una famiglia che era in grado di esprimere apprezzamento solo alla luce di successi scolastici e lavorativi, passando al bambino il messaggio che si è degni di amore e attenzione solo sulla base di questi ultimi. Inoltre spesso la persona era spinta a fare sempre di più e meglio, per rispondere alle alte aspettative genitoriali.

La recente diffusione capillare dello smart working può inoltre innescare o alimentare in alcune persone la dipendenza da lavoro, perché annulla i confini spaziali e spesso temporali, tra la vita professionale e quella personale.

Dipendenza da lavoro, come curarla?

Fondamentale è innanzitutto riconoscere di avere un problema e dei sintomi fisici e psichici legati a questa dipendenza: può capitare a tutti di avere una settimana lavorativa particolarmente piena e stressante, ma non deve essere considerato “normale” che questo diventi una cotante nel tempo.

La persona dipendente, insieme ad un professionista della salute mentale, deve intraprendere un percorso di ristrutturazione dell’equilibrio della propria vita, focalizzandosi sul sistema di credenze e sulle cause sottostanti la dipendenza stessa.

Le Dipendenze

Il termine dipendenza viene spesso associato automaticamente all’abuso di alcool e droghe. In realtà, negli ultimi anni sta diventando un termine molto ampio, che descrive un numero sempre crescente di comportamenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rimane ancorata alla definizione originaria di dipendenza patologica, descrivendola come una “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”. In realtà nel Manuale Diagnostico e Statistico (DSM-5), si parla di dipendenza riferendosi allo sviluppo di comportamenti di assuefazione, pur in assenza di una sostanza: per cui alle “dipendenze da sostanze” si aggiungono le “dipendenze comportamentali” dette anche “nuove dipendenze” o “dipendenze senza sostanza”.

 

Ecco alcuni esempi di dipendenze comportamentali:

  • le “new technologies addiction” (dipendenza da internet, social network, …)

  • il gioco d’azzardo

  • la dipendenza dal lavoro (workaholism),

  • dalle relazioni affettive e da sesso (sex-addiction)

  • da cibo

  • l’ortoressia o dell’allenamento sportivo (overtraining)

  • lo shopping compulsivo

 

Dipendenza da sostanze e dipendenze comportamentali: cosa hanno in comune?

  1. La luna di miele: ogni dipendenza inizia con il piacere che deriva dall’assunzione di quella particolare sostanza o con la messa in atto di quel comportamento. In questa prima fase la persona dipendenze nega il  problema, lo sminuisce nella convinzione di avere in controllo e di poter smettere quando vuole.

  2. Il pensiero è dominato dall’oggetto di dipendenza, il soggetto non è più libero di agire a propria discrezione perché l’impulso è più forte di lui. L’assunzione o il comportamento assume i caratteri della compulsione e coercizione.

  3. L’individuo sperimenta il craving, cioè il desiderio e la tensione che precede la messa in atto dell’’oggetto della dipendenza.

  4. L’umore della persona varia in funzione della sostanza o del comportamento da cui dipende.

  5. Si riscontra una sempre maggior tolleranza all’oggetto di dipendenza, per cui è necessario via via incrementarne sempre di più le dosi o la frequenza, per continuare a sperimentarne la piacevolezza.

  6. La sensazione di avere il controllo sull’assunzione o la messa in atto vien meno.

  7. Se per qualche ragione si interrompe la possibilità di proseguire la dipendenza, la persona sperimenta un disagio psicofisico crescente.

  8. Pur in presenza di conseguenze negative e gravi legate alla dipendenza, la stessa permane e guida la vita e le relazioni dell’individuo.

  9. In caso di disintossicazione, spesso il soggetto ricade nella sostanza o nel comportamento.

  10. E’ comune che a una dipendenza se ne accosti o sostituisca un’altra.

 

Gli stessi fattori di rischio sottendono sia le dipendenze da sostanze, sia quelle comportamentali. In particolare alti tassi di impulsività, di sensation-seeking, e un ambiente familiare inadeguato, rendono un individuo più fragile rispetto alla possibilità di sviluppare una problematica di questo tipo.

Fattori di protezione possono invece essere un buon senso di auto-efficacia, capacità di far fronte allo stress in maniera adattativa, una buona rete sociale di supporto.

 

Essere dipendenti significa essere in balia di sostanze e comportamenti che hanno preso il timone della vita dell’individuo: quest’ultimo non è più padrone di se stesso.

Proprio per questo, per riuscire a superare una dipendenza, è fondamentale rivolgersi a dei professionisti che possano valutare il modo migliore per aiutare la persona. Nei casi più gravi è importante che si mobiliti una rete di supporto che integri una terapia farmacologica con un percorso psicologico/psicoterapeutico e interventi psico-educativi, al fine di sostenere l’individuo nella percorso, spesso tortuoso e complesso, che lo porti a riassumere il controllo sui propri comportamenti e pensieri.

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