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Difficoltà legate a un lutto, una separazione, un abbandono

Come affrontare un lutto, una separazione, un abbandono?

Facciamo qui riferimento a eventi che inevitabilmente prima o poi ci troviamo tutti ad affrontare: un lutto, una separazione, un abbandono sono eventi di vita dolorosi che in alcuni casi possono assumere le caratteristiche di veri e propri traumi (vedi il Disturbo Post-Traumatico da Stress PTSD).

Spesso quando si attraversano eventi di questo tipo si tende a voler ritornare il prima possibile a stare bene, eliminando quell’angoscia e quel sentimento di smarrimento e perdita se spesso accompagna avvenimenti di questo genere. In effetti è importante, attraverso un percorso psicologico, attraversare le emozioni e i vissuti legati all’evento fonte di malessere, al fine di elaborarli e non semplicemente eliminarli o ridurli al silenzio.

 

Spesso chi subisce una perdita (causata da un lutto, una separazione, un abbandono, ma anche rimanere senza lavoro) sperimenta tutta una serie di emozioni negative, un senso di inutilità di vuoto o di disperazione, una sensazione di ansia, angoscia, colpa per aver determinato in qualche modo l’evento o ancora un timore pervasivo di non essere all’altezza e di non avere le competenze e gli strumenti per superare il periodo negativo.

Altre persone al contrario possono sentirsi in colpa per non “soffrire abbastanza” a seguito di un lutto per esempio, di non piangere o di non percepire tutte le emozioni che ci si aspetta debba provare un individuo che abbai appena subito una perdita importante.

In realtà non esiste una maniera giusta di soffrire, ma solo modi tendenzialmente ritenuti più convenzionali di reagire ad eventi negativi. In realtà ogni tipo di reazione è valida e non deve essere giustificata da chi la vive.

Alcune volte però per l’individuo può essere molto difficile elaborare un lutto da solo e per questo può rivolgersi ad uno psicologo clinico o ad uno psicoterapeuta. Un lavoro di questo genere infatti può rendere meno probabile che il dolore non venga elaborato e si cronicizzi in un lutto “complicato”. In psicologia inoltre si tende a dividere in cinque fasi l’elaborazione di una perdita:

-la negazione: avviene quando lo shock è così forte e inatteso che la persona nega l’accaduto. Fresi come: “non ci posso credere”, “è impossibile”, “non può essere lui” sono chiari esempi di negazione di fronte ad un evento inaccettabile che vorremmo cancellare.

-La rabbia: in questo secondo momento l’individuo cerca un capro espiatorio a cui addossare la colpa dell’evento e contro cui sfoga la rabbia che prova.

-La contrattazione: si inserisce un elemento più razionale in cui il soggetto pensa cosa sia meglio fare in quella situazione. Vi è un primo barlume di tentativo di tornare a vivere nonostante l’accaduto.

-La depressione: qui l’individuo inizia a fare veramente in conti con la perdita subita e questo lo porta a vivere uno stato depressivo che può perdurare nel tempo

-L’accettazione: coincide con la risoluzione o l’elaborazione del lutto. L’individuo può ora tornare a vivere, a gioire di ciò che possiede e a fare programmi per il futuro.

 

Il tempo di elaborazione del lutto è ampiamente variabile da persona a persona e cambia anche in base alla gravità del lutto stesso, al rapporto che intercorreva tra i due individui e quanto la perdita sia stata improvvisa e/o violenta.

Alcune volte a causa di una maggiore vulnerabilità o della carenza di risorse per poterne attraversare con successo il processo di elaborazione, si può sviluppare il lutto complicato, che consiste nel prolungamento del processo normale del lutto. Il lutto complicato diventa patologico e intacca diverse aree di vita della persona (familiare, sociale, lavorativa,…). La nostalgia, un persistente sentimento di tristezza e preoccupazione sono alcune delle emozioni più comuni in casi come questi. In alcuni casi il sopravvissuto può arrivare a formulari pensieri o intenzioni suicidare per mettere fine al dolore e riunirsi alla persona morta.

 

Come affrontare un grave lutto? Come superare una perdita dolorosa?

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Come già accennato è necessario, per quanto doloroso, ripercorrere e immergersi nei ricordi e nelle emozioni legate alla persona scomparsa. Lo scopo è quello di arrivare a interiorizzare il defunto, sentirlo parte di noi, mantenerlo vivo nei ricordi e nell’affetto, senza che questo intacchi la vita quotidiana o precluda altre esperienze, incontri, progetti.

Finora si è parlato principale di lutto e perdita ma discorsi analoghi possono essere validi per una separazione dolorosa o traumatica. Anche in questo caso è necessario affrontare diversi cambiamenti emotivi, sociali e pratici. Non sempre è facile ritrovare un equilibrio poiché la sensazione è quella di essere sopraffatti da un dolore insormontabile. A volte, soprattutto dopo una relazione significativa e duratura, si ha lamentazione di non essere in grado di sopravvivere senza la persona amata. In realtà se si mettono in campo alcune risorse o ci si affida a dei professionisti della salute mentale (o a persone care), si scopre che si è molto più in grado di vivere anche da soli di quanto non si pensasse.

Anche in questo caso è importante non reprimere o soffocare le emozioni, ma al contrario è utile attraversarle (meglio se con una guida esperta), cercare di non isolarsi per evitare che i pensieri negativi si rafforzino, non cercare di colmare il vuoto che si sente in maniera disfunzionale (un nuovo partner, alcool, droga, cibo, shopping compulsivo,..).

 

Molto spesso un percorso psicologico può aiutare ad esplorare le emozioni, i vissuti, i significati consci e inconsci dei comportamenti e dei fattori che hanno portato ad essere in quella situazione dolorosa, è un modo valido per comprendere le radici del malessere. Un approccio psicoanalitico inoltre aiuta la persona ad avere una maggiore consapevolezza di sé e dei propri vissuti, accettare anche le emozioni e i pensieri più negativi, rielaborare esperienze passate che possono aver contribuito a creare la situazione o la relazione attuale.

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