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Essere e dover essere


Un campo di grano, ricavato dall'artista con pennellate molto evidenti e forti. In mezzo si snoda una stradina di terra, sopra molti uccelli volano via, come spaventati da un rumore improvviso. Il cielo, anch'esso ricavato da pennellate molto visibili, sembra minacciare un temporale improvviso.
Vincent Van Gogh, Campo di grano con volo di corvi (1890)

Ogni persona fa esperienza di fasi e avvenimenti che scuotono il proprio assetto psichico precedente, determinando variazioni nel modo di essere; come reagiscono gli altri alle deviazioni dal tracciato precedentemente stabilito? La psicoanalisi, con l’aiuto di Giorgio Gaber, ci fornisce una chiave di lettura.


La strutturazione della personalità, del carattere e delle propensioni è un percorso che in una certa misura prende avvio già nella vita intra-uterina e che, a partire dalla nascita e man mano che il bambino cresce, diventi sempre più visibile e specifico. Pensiamo a questo sviluppo come a un processo in cui genetica e ambiente, natura e cultura, interagiscono e si influenzano a vicenda. Il patrimonio genetico ereditato può infatti contribuire a leggere e vivere determinati avvenimenti in modo unico e differenziato, così come l’ambiente umano e affettivo circostante, in primis costituito dalla madre, ma poi anche dal padre, fratelli e sorelle, parenti, insegnanti, compagni di classe e altre figure significative, ha un impatto significativo sulla formazione del soggetto. Aggiungerei che nella vita di ogni individuo ci sono tappe che diventano crocevia fondamentali del proprio sviluppo successivo. Se adottiamo l’ottica psicoanalitica, i primi anni di vita sono costellati di questa serie di sfide-ostacoli-acquisizioni: le fasi denominate orale, anale, fallica, così come il periodo di latenza e il complesso di Edipo, hanno un peso notevolissimo nella strutturazione dei tratti di carattere e dell’Io. Ma, se giustamente la psicoanalisi tende ad accordare un netto primato alle esperienze dell’infanzia in quanto matrici e lenti psichiche attraverso cui leggere gli avvenimenti successivi, bisognerebbe comunque non porre del tutto in ombra lo sviluppo e i cambiamenti che avvengono in età adulta. Esistono infatti fasi critiche, momenti di svolta e rottura, ostacoli e cambiamenti, nell’arco della vita di ogni soggetto: ogni innamoramento o sua fine, ogni passaggio importante – dalla scuola all’università, dal lavoro alla pensione – ogni lutto inatteso o fisiologico, ogni trasferimento, cambio di lavoro, nascita di un figlio, infortunio. Tutti questi eventi possono avere un impatto importante sulla tenuta psichica del soggetto, con ripercussioni più o meno significative su altre aree della vita. In effetti, è ancora una volta l’interazione di predisposizioni e successive esperienze che finiscono per strutturare le diverse modalità di vivere e affrontare le difficoltà, determinando come il soggetto affronterà e vivrà sfide future. In effetti quello che può sembrare di nessuna rilevanza diventa traumatico – nel senso di eccedente la possibilità di comprenderlo e integrarlo – per qualcuno.


Una donna vestita di nero e dall'espressione persa, tiene accanto a sè le due figlie. Una è in piedi e sembra osservare il pittore che la ritrae, l'altra è seduta e si rivolge al lato destro del quadro dove è raffigurato il padre seduto in poltrona di spalle.
Degas, La famiglia Bellelli (1867)

Questa lunga premessa ci porta a tentare di ampliare il discorso, spostando il focus dalla percezione del soggetto di sé, alla percezione del soggetto da parte di un osservatore altro. Nei gruppi di amici e conoscenti, così come nei social e in certi articoli di riviste e giornali, si ha spesso la sensazione che la vita degli altri sia un ottimo argomento su cui confrontarsi, di cui parlare, ma anche giudicare. In particolare, è quando il soggetto si arrischia ad allontanarsi o rompere – consapevolmente o meno – dall’immagine e dal ruolo assunto precedentemente o che l’altro gli ha accordato, che sembra destinato a dover passare sotto le lenti della critica e le lame del giudizio.

C’è una canzone di Giorgio Gaber che parla magnificamente di queste dinamiche che scoraggiano, e al limite occludono, la possibilità di cambiare e uscire dal tracciato dell’aspettativa dell’altro. Il Granoturco, canzone uscita nel 1974 e inclusa nell’album Anche per oggi non si vola, si apre in modo forse enigmatico ma lapidario: «Si potrebbe quasi dire, che è impossibile sfuggire al destino di essere congelati nei pensieri degli altri». Il pensiero dell’altro diventa una prigione che vincola, stringe e costringe il soggetto in un’immagine statuaria, immobile e congelata, sempre uguale a sé stessa. Questa immobilità imposta dall’altro addomestica il soggetto e la sua immagine, lo definisce e delinea, lo rende più accessibile alla comprensione e quindi prevedibile e rassicurante, ma al tempo stesso lo limita, lo castra, preclude possibilità altre, lo inchioda alla croce di ciò che è noto. Gaber ce lo dice così: «Io per me non amo/ la mia fotografia/ questo modo fermo e assurdo/ di esserti davanti./ Io come biondo/ se mi vedi biondo/ io come amore/ se ti aspetti l’amore/ io come buono/ se mi vedi buono/ Non ti posso insultare no/ non ti posso picchiare/ no sono buono/ non ti posso distruggere/ sputarti addosso/ non posso non posso» e poco più avanti rincara la dose: «Tu per te non ami/ gli specchi degli altri/ che ti ributtano addosso/ le tue definizioni./ Tu come donna/ se t’han detto donna/ tu come casa/ se ti hanno dato una casa/ tu come madre/ se t’han detto madre/ Hai soltanto un dovere si/ devi amare tuo figlio/ certo sei sua madre/ anche a costo di ucciderti/ che te ne importa/ sei morta sei morta».


Tre persone sono raffigurate. In basso un bambino, di cui si osserva solo il volta. Sopra di lui la madre nuda che ha lo sguardo rivolto verso il basso e sembra assorta in pensieri. Sul piano superiore spicca il padre, anch'esso nudo, che osserva l'autore del dipinto.
Schiele, La famiglia (1918)

Lo scollamento tra l’idea che l’altro ha del soggetto, e l’immagine che il soggetto dà di se stesso, diventa motivo di giudizio, nel tentativo di riportarlo nel tracciato per lui stabilito e ricongelarlo nell’immagine nota e rassicurante. Il giudizio dell’altro, si sa, può avere più o meno risonanza e peso nella vita psichica di ognuno, e questo diverso grado di importanza accordata all’oggetto determina il grado di accondiscendenza con cui si reagisce.

La prevedibilità delle persone e la loro coerenza nel tempo e nello spazio è dunque un assunto che vien meno e che Gaber estende alle cose e alla natura che ci circonda: «Eppure il granoturco/ che ha scelto di esser giallo/ non si domanda niente/ non ricorda./ Chissà se poi continua/ a presentarsi giallo/ per essere fedele/ a chi lo guarda.»


Scritto da Dott.ssa Sofia Bonomi, Psicologa Milano Porta Romana e Brescia Articolo pubblicato in data 23/06/2023 su Echoraffiche

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