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Linguaggi per un futuro sostenibile


Greenwashing
Greenwashing: https://www.plasticpollutioncoalition.org/blog/2023/5/2/plastic-industry-greenwashing-your-questions-answered

Dalla narrazione dei media ad un nuovo linguaggio per cambiare le nostre abitudini e credenze: intervista a Serena Bonomi, esperta di economia circolare.


I cambiamenti climatici, da minaccia che incombe, sono diventati una realtà ormai presente, ineluttabile. Le catastrofi ambientali vengono narrate ora come un destino a cui non possiamo che piegarci, ora come la semplice manifestazione del maltempo. Anche la salute mentale può esserne intaccata: l’eco-ansia è un fenomeno sempre più diffuso, che colpisce soprattutto la generazione Z, comportando un senso di stress e ansia, ma anche rabbia e impotenza, che rendono l’individuo incapace di immaginare un futuro, permeato dalla sensazione di un presente in rovina. La portata della catastrofe, inoltre, appare talmente estesa da schiacciare il singolo e relegarlo a un senso di impotenza in cui i gesti quotidiani appaiono talmente piccoli da svuotarsi di significato e di senso. Che tipo di narrazione potrebbe essere fatta del fenomeno? Come affrontare il problema ambientale e soprattutto cosa possiamo fare noi come singoli? Proviamo a rispondere a queste e altre domande con Serena Bonomi, consulente per design strategico e innovazione, nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità.

Ciao Serena, benvenuta! Lavorando da anni nel settore della sostenibilità nella moda, hai sicuramente potuto sviluppare una tua prospettiva rispetto all’emergenza climatica, scevra dei condizionamenti dei media che tendono a “spettacolarizzare” il fenomeno o a negarlo, generando confusione, ansia e senso di impotenza. Ti pongo alcune domande per cercare di capire meglio il fenomeno e come affrontarlo. 1) Che tipo di narrazione pensi possa essere utile al fine di informare senza però atterrire i lettori?

Ciao e grazie dell’invito! Da esperta di sostenibilità ed economia circolare, spesso è davvero demotivante e frustrante leggere articoli che male affrontano questo complesso tema. C’è moltissimo lavoro da fare per educare giornalisti e reporters ad adottare un approccio equilibrato e informativo, che si focalizzi su dati scientifici, interviste di esperti e fatti concreti per evitare il sensazionalismo, ma anche mettere in luce soluzioni ed iniziative che possano ispirare il pubblico. I media possono avere un ruolo importantissimo nel promuovere l’azione individuale, contribuendo a educare i cittadini verso delle scelte più consapevoli ed etiche. Mi piacerebbe vedere una narrazione focalizzata su educazione ed opportunità, invece che spettacolarizzare, negazione o impotenza. Non è raro leggere articoli sulla crisi climatica in termini di “si salvi chi può”, quando invece cambiando prospettiva potrebbe diventare un’opportunità per apprendere le azioni da evitare o incentivare.


Collage di articoli di giornale sul riscaldamento globale
Collage di articoli di giornale.

2) Parlaci del greenwashing messo in atto da alcune aziende. Questo fenomeno crea ulteriore confusione in coloro che desiderano essere più “sostenibili” ma temono di finire nella trappola del marketing fasullo. Cosa ne pensi e come possiamo difenderci?

Questo è un tema tanto importante quanto complesso. Il termine “sostenibilità” ha molteplici definizioni ed interpretazioni, e questo crea poca chiarezza di cosa sia sostenibile e cosa no. Inoltre, essendo la sostenibilità fortemente legata ad innovazione e sviluppo, è un concetto in continua evoluzione: ciò che era considerato sostenibile qualche anno fa, potrebbe non esserlo più ora. Se da un lato si parla di greenwashing, cioè una strategia di comunicazione che presenta in modo fuorviante o ingannevole azioni o prodotti come più sostenibili di quanto effettivamente siano, dall’altro ultimamente si sta verificando un altrettanto pericoloso fenomeno: quello del green-hushing. Il green-hushing é una tendenza a non comunicare azioni o progressi in materia di sostenibilità, spesso per timore di accuse di greenwashing. Questo fenomeno è pericoloso perché impedisce al pubblico di valutare in modo adeguato l’impatto ambientale delle aziende e prendere decisioni informate. Inoltre, può minare la fiducia delle persone nella possibilità di effettuare scelte sostenibili, poiché non hanno accesso a informazioni accurate e affidabili, e alimentare un senso di impotenza ed eco-ansia.

3) Si sente spesso parlare di termini come “consumatori”, “riuso”, “riciclo”, “economia circolare”. Puoi spiegarci che cosa si intende con questi termini?

Il linguaggio utilizzato assume una grande importanza nel promuovere e incentivare pensieri e scelte sostenibili: è dunque fondamentale saper cogliere le sfumature che distinguono o accostano i vari termini. Il termine ‘consumatori‘ pone enfasi sull’atto del consumo e la conseguente de-valorizzazione dei beni, destinati a diventare rifiuti o scarti al termine del loro utilizzo. L’economia circolare ci invita a considerare questi beni come risorse con multiple vite e utenze che ne possano beneficiare. Ad esempio, lo stesso capo di abbigliamento che possediamo può essere riparato, adattato e modificato per essere riutilizzato più a lungo. Potrà poi diventare un abito di seconda mano, indossato da nuovi utenti; quando poi inizierà a rovinarsi e perdere la sua funzione, potrà avere un nuovo uso tramite interventi di upcycling, e una volta sfinito e inutilizzabile, si potrà ancora recuperarne il valore intrinseco tramite il riciclo del materiale. Il termine-ombrello “circolare” , dunque, descrive l’intero ciclo di vita di un prodotto, abbracciando in sé altri concetti oltre a riciclato o riciclabile, che possono essere parte del processo senza tuttavia esaurirlo. Nell’economia circolare il consumatore diventa utente attivo; il prodotto non diviene rifiuto, ma ri-uso, tramite diversi modelli di business, servizi e interventi che permettono di mantenerne il valore intrinseco, estendendone la durata.

L’economia circolare
L’economia circolare: https://www.iusinitinere.it/economia-circolare-nuove-strategie-di-mercato-24892

4) Alla luce di ciò che ci hai spiegato finora, quali consigli pratici puoi dare ai lettori? La sostenibilità è un tema complesso e in costante evoluzione, con tanti legami e dipendenze tra I vari attori coinvolti nel sistema economico. Con tante variabili fuori dal nostro controllo, capita di sentirsi impotenti. Tuttavia ci sono molte azioni utili che si possono implementare nel quotidiano:

  • Informarsi e definire un’area che possiamo migliorare: per fare un esempio, il cibo può essere comprato sfuso, organico, locale e stagionale, evitando imballaggi e prodotti processati e preferendo un’alimentazione vegetale. Oppure, focalizzarsi sulle emissioni e quindi prediligere camminare, andare in bicicletta o spostarsi con i mezzi pubblici.

  • Riflettere sulle proprie skills e valutare se possono essere utilizzate per proporre migliorie ambientali sul posto di lavoro, o tra amici e parenti, per aumentare consapevolezza, sensibilizzazione e diffusione di informazioni.

  • Cercare di modificare il proprio mindset circa gli oggetti: da rifiuti devono diventare una banca di materiali preziosi da non sprecare.

  • È importante mantenere l’intenzione e focalizzarsi sul percorso facendo poco per volta e meglio, nella consapevolezza che non sarà sempre semplice, né lineare.



Scritto da Dott.ssa Sofia Bonomi, Psicologa Milano Porta Romana e Brescia Articolo pubblicato in data 14/09/2023 su Echoraffiche

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