
Delinquente, alienato, uomo normale: come riconoscerli, come distinguerli?
Il nostro uomo, protagonista dell’articolo, è Cesare Lombroso, uno degli studiosi italiani della seconda metà dell’Ottocento più noti a livello mondiale: un influencer ante litteram delle calotte craniche e della devianza criminale. All’epoca imperava ancora un approccio semplicistico e tranchant per cui gli uomini erano suddivisibili in tre macro categorie: i delinquenti (ladri, stupratori, truffatori, assassini e via dicendo) da rinchiudere in carcere, gli alienati (o ‘pazzi’, squilibrati, malati di mente) da confinare nei manicomi, e i ‘normali’, gli unici considerati in grado e degni di vivere nella società civile.
Al fine di collocare più chiaramente Lombroso lungo il nastro della storia del pensiero, è bene ricordare che, negli stessi anni, Darwin fonda l’evoluzionismo presentando idee inedite come “antenato comune” e “selezione naturale”, Mendel apre la strada della genetica portando alla ribalta i piselli odorosi e Freud, con la psicoanalisi, introduce un metodo innovativo di indagine dell’inconscio.
In un clima culturalmente vivace, caratterizzato da scoperte e ipotesi inedite, il medico Lombroso si trova a dirigere un manicomio e a lavorare come medico legale in un carcere torinese. Criminali, pazzi e cadaveri, materia prima del medico, non dovevano certo scarseggiare, come del resto una sua propensione all’osservazione che tuttavia si ha l’impressione venga talvolta messa al servizio di ipotesi già formulate, in attesa di conferma.
Nasce così la fisiognomica, cioè quell’insieme di conoscenze che permetterebbero di dedurre, a partire dai tratti somatici, dai lineamenti del volto e dalla forma e dalla struttura del cranio, i caratteri psicologici e morali dell’individuo. Per tranquillizzare il lettore che si trovi ad avere la fronte più ampia della media, o le orecchie non perfettamente simmetriche, mi affretto a ricordare fin da subito che tutti questi studi sono oggi riconosciuti come pseudo-scientifici, del tutto privi di validità e riscontri comprovati.

Torniamo a Lombroso: pieno di buona volontà, il nostro medico si imbarca in un’impresa non da poco: egli vorrebbe trovare le chiave per poter identificare e differenziare, in modo non equivocabile, il soggetto normale dal ‘pazzo’ e dal criminale. Insomma, il problema della psichiatria forense è quello di come porre diagnosi differenziale, ma per farlo prima devono essere stabilite le caratteristiche proprie di ogni gruppo. Se oggi un tale estremo determinismo è rigettato all’unanimità, dobbiamo comunque compiere lo sforzo di calarci nella realtà del tempo.
Vediamo dunque il medico pesare e misurare l’altezza dei suoi pazienti, stabilire la tipologia di cute, capelli, peli e dentatura, testare l’efficienza dei sensi, eseguire l’esame delle urine e del sangue, oltre che analizzare gli aspetti psicologici, l’intelligenza e la scrittura. Quando Lombroso è fortunato e ottiene un cadavere, esulta: può smembrarlo per studiare e misurare con precisione i suoi organi interni e le caratteristiche craniche e ossee (dunque non mi stupirei se i colleghi nei corridoi lo avessero soprannominato ‘l’ombroso’..!).
E’ esattamente ciò che gli capita una mattina del novembre 1872: si trova tra le mani il cranio di un brigante calabrese, tale Vilella, che presenta, in forma più marcata di altri casi già rilevati, “forme somatiche ancestrali”, ataviche. Le figlie del medico così descriveranno l’accaduto: «[…] gli accadde di far l’autopsia del celebre brigante Vilella, che fu, come egli lo chiamava recentemente, il suo “Feticcio”, perché vi ritrovò un enorme infossamento nella parte posteriore interna del cranio, la cosiddetta fossetta occipitale mediana, che fu un lampo rivelatore per lui, perché gli permise di intravedere l’importanza di queste forme ancestrali a spiegare la genesi delle anomalie psichiche della delinquenza». Dunque, al posto della cresta occipitale interna, Vilella possiede una fossetta, simile a quella rilevata negli uccelli e negli embrioni al terzo mese. Quella caratteristica fisiologica, considerata indice di atavismo, diviene una sentenza senza scampo per il brigante: delinquente nato.

Lombroso, orgoglioso delle sue scoperte, conclude che gli alienati e i criminali sono accomunati da caratteristiche ataviche, proprie degli uomini preistorici, di uguale tipologia e diversa intensità: il delinquente è più atavico del pazzo.
Anche Verzeni, il primo omicida seriale italiano, colpevole dell’uccisione efferata nonché di atti di cannibalismo ai danni di alcune donne, finisce sotto le lenti d’ingrandimento di Lombroso. Queste rilevano la gobba frontale destra avvallata, oltre ad altri difetti fisici come un padiglione auricolare più piccolo dell’altro. Per il medico, Verzeni è un alienato, oltre che un criminale: conclusione probabilmente corretta, pur essendo formulata a partire da ipotesi totalmente erronee.
Paradossalmente, grazie al contributo di Lombroso e alla diffusione delle sue ricerche, l’idea consolidata e granitica che considerava il delitto espressione della malvagità dell’uomo, ha iniziato a sgretolarsi per lasciare posto ad una visione più complessa e articolata, tanto dell’atto delittuoso quanto del colpevole. L’interesse anche giuridico non è più centrato unicamente sul delitto, ma su chi lo compie.
La grande sfida del medico consiste nel cercare in tutti i modi di trovare, attraverso un esame dettagliato e un successivo accostamento di accadimenti giudicati simili, leggi naturali che fossero universali, che permettessero di spiegare ogni fenomeno. Tuttavia questo lo conduce ben presto ad una deriva tale che oggi ci fa sorridere: a seguito riporto le caratteristiche fisiognomiche indicate come proprie del criminale e di ogni sua tipologia specifica.

La categoria generica dei criminali è caratterizzata da asimmetria facciale, prognatismo, atteggiamento del volto assimilabile a quello del sesso opposto, mandibole molto sviluppate, labbra sottili, poca barba, naso deforme, capelli folti, zigomi sporgenti, strabismo. Spesso sono mancini, caratteristiche che deriva dall’ambidestrismo proprio dei selvaggi, dei bambini e degli idioti.
I ladri: presentano una vivace mimica facciale, poca barba, occhio piccolo ma in movimento, sopracciglia folte e vicine tra loro, naso camuso, fronte quasi sempre piccola.
Gli stupratori: possiedono l’occhio scintillante, labbra e palpebre tumide, inserzione ad ansa del padiglione auricolare, nell’insieme una fisionomia delicata.
Gli omicidi: zigomi larghi, poca barba, denti canini sviluppati, mandibole grosse, labbra sottili e sguardo fermo, freddo. L’occhio è sanguigno, il naso adunco e voluminoso, i capelli crespi, neri, folti.
I truffatori: sono grassi, pallidi, occhi fissi a terra, naso lungo e adunco.
Pick one!
Scritto da Dott.ssa Sofia Bonomi, Psicologa Milano Porta Romana e Brescia Articolo pubblicato in data 04/11/2021 su Echoraffiche
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