OMS e Social Prescription: un palliativo travestito da panacea
- Dott.ssa Sofia Bonomi
- 15 lug
- Tempo di lettura: 4 min

Prescrivere attività e passatempi: questa sembra essere la nuova frontiera dei servizi sanitari secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’OMS nel 2022 ha rilasciato il "Kit di strumenti per la prescrizione sociale”, un file che, nella recente versione italiana, conta quasi 60 pagine, i cui destinatari sono primariamente gli operatori dei servizi sanitari e dei servizi della salute mentale. Di cosa si tratta? Di un “mezzo con cui gli operatori sanitari mettono i destinatari in contatto con una serie di servizi non sanitari della comunità locale, per migliorare la salute e il benessere”. Esso infatti “[…] può aiutare ad affrontare le cause alla base dei problemi di salute […] anziché limitarsi a trattarne i sintomi […] è un approccio più olistico alla cura”. Si ipotizza l’istituzione di una figura terza, “l’operatore di collegamento specializzato” che lavora a contatto con l’utente per creare piani personalizzati. Ad oggi, a ben vedere, questa figura esiste e il ruolo che dovrebbe svolgere è a cavallo tra ciò a cui sono chiamati gli assistenti sociali e i TeRP (tecnici della riabilitazione psichiatrica).Nel documento non si esclude, tuttavia, che questo ruolo possano averlo direttamente i sanitari e questo motiva Il Post a titolare: “A volte i medici prescrivono passatempi”, argomentando che può avere senso, in base a certe condizioni, che il medico raccomandi e “si occupi anche di indirizzare il paziente” verso servizi e attività da svolgere. Trovo svilente per la professione anche solo ipotizzare che un medico o uno psicologo debbano assumere questo ruolo ma soprattutto mi sembra che questa narrazione sia pericolosamente vicina agli stereotipi più grezzi del tipo: “perché andare dallo psicologo se posso parlare con l’amico?”. In effetti se l’OMS pensa lo psicologo come colui che dà consigli su come riempire il tempo libero allora è vero che siamo tutti un po’ psicologi.

Mi domando se sia necessario che l’OMS affermi che socializzare, fare attività fisica e avere dei passatempi possa fare bene alle persone. O che, in aggiunta, la salute mentale e fisica possano migliorare o peggiorare in base alla presenza o assenza di una rete di relazioni e della possibilità di svolgere attività gratificanti.L’OMS con il suo contributo sembra dirci: per far sentire meno sole le persone dobbiamo suggerire loro di stare meno sole. Per far star meglio le persone dobbiamo prescrivere di star meglio. Trovo ingenuo pensare che raccomandare attività risolva i problemi che affliggono le persone e nella maggior parte delle situazioni è svilente e infantilizzante pensare che l’utente necessiti di un esterno che gli suggerisca cosa fare nel proprio tempo libero.Il modello è quello di un genitore onnisciente che indica al bambino la giusta strada da percorrere. L’approccio paternalistico e prescrittivo alla salute mentale non porta certo l’individuo ad ingaggiarsi in prima persona al fine di trovare modalità e strategie che possano apportare un beneficio a se stesso.
Dare per scontato che il soggetto tragga giovamento dalla socializzazione (per di più prescritta, non spontanea!) significa dimenticare tutte quelle persone i cui problemi sono centrati sull’ansia sociale o più in generale sulla necessità di relazionarsi ad altri. Infatti una fascia della popolazione non trascurabile si è sentita a proprio agio nell’assenza di stimoli e obblighi sociali durante la pandemia e tutt’ora molti scelgono di lavorare nella solitudine dello smart working piuttosto che dover affrontare i colleghi e i rapporti inevitabili in un ufficio.Anche i disturbi depressivi andrebbero in contrasto con questa pratica: le persone afflitte da questo genere di problemi, proprio per la natura stessa del disturbo, sono spesso bloccate e impossibilitate a svolgere alcuna attività traendone piacere. L’idea di suggerire degli svaghi potrebbe dunque non solo essere inutile ma addirittura controproducente, andando ad assommarsi alla lista di frustrazioni e di fallimenti per pesano sull’individuo o diventando l’ennesima attività eseguita senza alcun desiderio o gratificazione reale.
Pensare che la prescrizione sociale possa avere un reale impatto “sull’insorgenza o gli effetti di disturbi gravi” (come suggerisce l’articolo de Il Post) significa non avere idea di come i disturbi gravi si formino e radichino in profondità nella psiche delle persone. Significa non dare legittimità e il giusto peso alla sofferenza psichica e fisica esperita dagli individui, derubricando il malessere ad una semplice carenza di attività ricreative.

Naturalmente non nego che le persone afflitte da gravi patologie psichiche possano trarre beneficio da attività di socializzazione o svolgendo laboratori artistici, teatrali (come testimoniano realtà già esistenti come per esempio i centri diurni) o ancora esperienze di volontariato, ma è necessario tenere a mente che tutto ciò non può essere in nessun modo risolutivo o alternativo ad una cura psicoterapica e/o farmacologica.Per quanto concerne gli anziani, che spesso soffrono dell’isolamento sociale e del senso di inutilità che la società stessa induce loro in quanto soggetti non più produttivi, potrebbero senz’altro essere i destinatari privilegiati di interventi di tal genere, laddove questo generi nuovi stimoli e magari uno scopo inedito all’esistenza della persona.
Credo dunque che in certe situazioni il “Kit di strumenti per la prescrizione sociale” possa anche avere una sua utilità, ma come un’aggiunta ad una presa in cura più ampia in cui (laddove necessario) il farmaco e la psicoterapia abbiano un ruolo di primo piano. Come spesso accade, al di là delle buone intenzioni, sembra che lo scopo di un tale intervento possa essere quello di risparmiare sulle ingenti somme che una presa in carico seria e continuativa impone. Ma un palliativo, per quanto apparentemente utile nell’immediato, difficilmente diventa risolutivo sul lungo termine.
Scritto da Dott.ssa Sofia Bonomi, Psicologa Milano Porta Romana e Brescia
Articolo pubblicato in data 22/05/2025 su Echoraffiche
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